La fantascienza e la fantasia diventano un museo a Torino

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    BEPPE MINELLO

    Siamo una città piena di sorprese. Il 17 ottobre, al primo piano dell’edificio che, una volta, ospitava la scuola elementare «Don Zeno Saltini» di via Reiss Romoli 49 bis, s’inaugura quello che, fatti due conti, sarà il primo vero museo del fantastico e della fantasia d’Europa. Nei locali del «MuFant», infatti, si sta allestendo l’esposizione ragionata di oltre 5 mila tra libri, oggetti, manichini, computer: una collezione unica e preziosa che vuole raccontare, in estrema sintesi, due secoli e mezzo di storia dell’uomo. Che dalla metà del ’700 reagì all’avvento delle macchine rifugiandosi nel fantastico e nell’aldilà, da cui si svilupparono la fantascienza così come la conosciamo oggi e l’horror in tutte le loro declinazioni fino, per fare un esempio, al «Profondo rosso» di Dario Argento e la terrificante colonna sonora dei Goblin alla quale è dedicata una vetrinetta con tutte le versioni vendute nel mondo, quella giapponese compresa.

    «In Europa - spiegano Silvia Casolari e Davide Monopoli, curatori del museo e dell’associazione culturale Immagina - c’è giusto un paio di collezionisti privati, in Svizzera e a Monaco di Baviera che hanno qualcosa di paragonabile a ciò che stiamo allestendo in questa ex-scuola. Ma non aprono al pubblico, se non saltuariamente». Come il tedesco che, grazie a un vincita alla lotteria di 2 milioni di euro, è riuscito, partecipando a diverse aste, a far man bassa di tutta una serie di oggetti e reperti, provenienti dai set cinematografici dei maggiori successi di fantascienza che costano un occhio della testa. E non solo quelli.

    Il fatto che un simile museo nasca, nel 2009, e cresca a Torino, non è un caso. In città, vivono personaggi incredibili come il cuneese Piero Gondolo della Riva, già avvocato, poi amministratore di società, ora collezionista e basta. Nelle sue case, tra Torino e Parigi, da quando aveva dodici anni ha costruito un monumento di carta dedicato a Jules Verne: le prime edizioni dei suoi libri, poi le traduzioni, lettere e manoscritti, perfino i mobili del salotto dell’editore Hetzel, che contribuì, dalla pubblicazione di Voyage en l’air, che diventerà Cinque settimane in pallone, nel 1863, alla leggenda dell’ autore. Bene, la vendita all’asta della collezione gli ha fruttato qualcosa come 4 milioni di euro. Ma ancora a Torino vive Bruce Sterling che con William Gibson rappresenta il meglio del filone ciberpunk della fantascienza di metà Anni 80. Un personaggio che collabora con il «MuFant», così come a guidare fino a pochi anni fa e fino alla morte il comitato scientifico era Riccardo Valla, padre della casa editrice Nord che ha avvicinato schiere di appassionati alla scienze fiction Usa e i cui eredi hanno concesso fior di preziosi libri al nascente museo dov’è possibile ammirare oltre ai primi Urania anche le prime riviste americane da cui è nata la fantascienza. Ancora a Torino vive Fabrizio Modina, uno dei maggiori collezionista di manga e con una collezione sterminata di robot costosissimi. E che dire si Stefany Groeder, pure lei accasata sotto la Mole, che ha una delle migliori collezioni di Star Trek? Forse è suo anche il manichino della formosa «7D9», una donna cyborg il cui compito nella saga spaziale fu quello, a metà degli Anni 80, di risollevare l’audience con le sue procaci forme. Missione riuscita, altro che fiction o horror.
     
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